Mancini nella politica

Fidel Castro (Birán, 13 agosto 1926), storico leader della rivoluzione cubana e fermo oppositore degli Stati Uniti determinante fu il fallimento della invasione della Baia dei porci da parte di questi ultimi. Da lì la scelta di seguire il comunismo da parte del leader maximo. La leadership di Castro è rimasta incontestata, grazie al miglioramento delle condizioni di vita secondo i suoi sostenitori e a causa della coercizione e della repressione secondo i detrattori.

Napoleone Bonaparte (Ajaccio, 15 agosto 1769[1] – Isola di Sant’Elena, 5 maggio 1821, politico e militare francese, nonché fondatore del Primo Impero francese. Il sovrano assoluto della Francia ha ispirato artisti, letterati, musicisti, politici e storici, dall’ottocento sino ai giorni nostri.Napoleone si sforzò di riorganizzare le finanze pubbliche e istituì la Banca di Francia, favorì la pace sociale e riconobbe il cattolicesimo come religione della maggior parte dei francesi. La politica estera perseguita da Bonaparte gli consentì di riorganizzare temporaneamente l’Europa centroccidentale in modo conforme agli interessi francesi, introducendo tuttavia profonde riforme negli assetti istituzionali e sociali dei paesi assoggettati.

Ci sono stati 5 Presidenti americani mancini nel secolo passato: James Garfield, Harry Truman, Geral Ford, George Bush, Bill Clinton.

James Garfield (1883-1881) è 21° Presidente repubblicano dell’America, morto assassinato. Combattè durante la guerra civile inoltre combattè nel 42a Volontariato Fanteria dell’Ohoi. 

Harry S. Truman (Lamar, 8 maggio 1884 – Kansas City 26 dicembre 1972) è stato il 33° Presidente d’America. Succedette alla improvvisa morte di Roosvelt, ed è ricordato come uno dei Presidenti delle grandi decisioni: decise di lanciare le 2 bombe atomiche sulle città nipponiche: Hiroshima e Nagasaki. Memorabile la sua lotta per contenere la diffusione del comunismo e il Piano Marshall per aiutare la rinascita economica dell’Europa. Il secondo mandato fu caratterizzato dalla guerra fredda, dall’attuazione del patto del Nord Atlantico, dall’azione di polizia delle Nazioni Unite in Corea ed il vasto programma di riarmo.

Gerald Rudolph Ford, Jr (nato Leslie Lynch King, Jr, 14 luglio 1913 – 26 dicembre 2006) è stato il 38° Presidente degli Stati Uniti tra il 1974 al1977. Il suo maggiore impegno durante il mandato è stato quelli di contenere l’inflazione; infuse fiducia all’America dopo il periodo “discutibile” sotto Richard Nixon. Semplicità ed onestà sono state le sue carte vincenti.

George Herbert Walker Bush (è nato nel 1924) è stato il 41° Presidente degli Stati Uniti in servizio dal 1989 al 1993. Aviatore americano, combattè durante la seconda guerra mondiale. Dopo la laurea Bush senior ha intraprese una carriera nel settore petrolifero “West Texas”. La sua Presidenza è segnata dalla fine della guerra fredda e dalla caduta del muro di Berlino e in politica estera inviò le truppe americane a Panama per rovesciare il corrotto regime del generale Manuel Noriega e, quando il Presidente iracheno Saddam Hussein invase il Kuwait, inviò quelle americane in Iraq.

William Jefferson “Bill” Clinton (William Jefferson Blythe III, nacque il 19 agosto 1946) è stato il 42° presidente degli Stati Uniti, in servizio dal 1993 al 2001. La sua presidenza è caratterizzata da un periodo florido, di benessere economico più che in qualunque altro momento della sua storia. E’ stato il primo presidente democratico dopo Franklin D. Roosevelt a essere confermato per il secondo mandato. Durante la Presidenza si interessò di politica estera cercando di imporre, a livello internazionale (dopo la caduta dell’Urss) la supremazia internazionale. Clinton si schierò a favore della democratizzazione del mondo attraverso l’espansione del commercio e in campo di politica estera gli USA sarebbero intervenuti con l’esercito solo dove ce ne fosse stato realmente bisogno. Concretamente, notevole fu il suo impegno per la risoluzione della questione irlandese, e mediorientale. Nel 1998 la sua relazione con la stagista Monica Lewinsky fu causa di uno scandalo e fu causa di tirimancini da parte dei repubblicani. In politica estera strinse forti rapporti col primo ministro inglese Tony Blair.